Il museo conserva nella sala XII alcuni raffinati esempi di giade cinesi del periodo Qing (1644-1911).
La giada, apprezzata in Cina per la durezza, l’aspetto traslucido e le qualità tattili della superficie, veniva impiegata nella realizzazione di oggetti preziosi. Probabilmente la misteriosa aura mistica che circondava la giada sin dal Neolitico è riconducibile alle difficoltà di lavorazione: per la sua durezza la giada non poteva essere intagliata e incisa ma solamente raschiata, sfregata o perforata con pietre più dure o sabbia fine combinata con pelle o bambù.
Le giade della dinastia Qing, sebbene più leggere e decorative dei pezzi della dinastia Ming (1368-1644), raggiunsero alti livelli di eleganza e creatività. Gli artisti si ispirarono a motivi caratteristici di tutte le epoche e li combinarono in sculture in stile arcaistico e in opere di straordinaria grazia.